Un foto-libro che racconta le prime conquiste di un piedino in movimento.
Avete mai visto un libro per bambini in cui protagonista è un piedino? Un piedino vero intendo, che paffutello e caparbio se ne va per i fatti suoi alla conquista delle prime autonomie.
Io sì! E quella che state per leggere è la sua storia e la storia di com’è finito tra le pagine di un piccolo, sperimentale albo per la prima infanzia.
Il viaggio di Piedino
Elisa Mazzoli, Marianna Balducci, Bacchilega Junior, 2018
Età di lettura consigliata: da 1 anno
Piedino incontra un sasso e lo “testa” per capire com’è fatto; incontra un fiore e lo accarezza con la punta delle dita per sentirne l’odore; incontra un micio e gli fa il solletico, affondando poi nel suo morbido pelo.
Il viaggio di Piedino è avventuroso e ardito; la casa e i suoi paraggi non bastano a placarne la curiosità. C’è la spiaggia da attraversare, l’acqua del mare in cui tuffarsi, i pesciolini con cui giocare.
Incede fiero Piedino, sempre in avanti, a meno che non salti fuori un granchietto spavaldo e allora viaaaa, di corsa al sicuro tra le mura della propria abitazione. Dove ad attenderlo ci sono però nuove sfide (una scala da salire, per esempio!), ma anche un piedone pronto ad abbracciarlo.
Il viaggio di Piedino: dietro le quinte
Ho avuto il piacere di intervistare le tre professioniste che hanno ideato e creduto in questo progetto: Elisa Mazzoli, scrittrice e narratrice, Marianna Balducci, illustratrice specializzata nell’interpolazione tra reale e fantasia, Angela Catrani, editor della collana Junior di Bacchilega Editore.
La prima cosa che ho scoperto è che la star del libro, il vero Piedino, si chiama Marco e al momento degli scatti (giugno 2017) aveva appena 8 mesi. “L’idea”, racconta Marianna Balducci (qui alla sua prima esperienza con un albo per piccolissimi ma impegnata da diverso tempo nei lavori foto-illustrati per progetti pubblicitari), “era quella di scegliere un piedino ancora “in potenza” e non perfettamente capace di camminare proprio per mantenere sfumato il confine tra realtà e fantasia che il disegno avrebbe ricreato. Piedino doveva diventare un personaggio, svincolato paradossalmente dal resto del corpo, e libero di muoversi e di interpretare il mondo, stabilendo nuovi pesi e nuovi equilibri su misura per lui.
Mamma Chiara è stata perciò fondamentale nel giocare con Marco sul set, per accompagnarlo verso la composizione degli scatti che avevamo definito e per assecondare il suo piccolo nei movimenti laddove era lui, a un certo punto, a voler condurre le danze. Fabio Gervasoni, l’occhio fotografico che da tanto mi accompagna nei lavori foto-illustrati, è una certezza: segue con me la regia di ogni progetto così che durante le sessioni ci sia meno tensione possibile nella gestione dei famigerati inevitabili imprevisti, mi fido del suo gusto e lui si fida del mio, e sa che con soggetti come i bimbi bisogna scattare tanto e con discrezione”.
Tutto è nato da un gioco in famiglia
Elisa Mazzoli: “Quello di piedino e piedone è semplicemente un gioco che facciamo in casa, in famiglia. Inventato e collaudato insieme ai bambini come tante situazioni che ho poi trasferito nei miei libri. L’idea che una parte del corpo se ne vada per i fatti suoi è molto buffa e anche molto vicina a ciò che succede ai bambini (impulsi incontrollabili, bisogni prorompenti, dolori inaspettati…).
Nei miei incontri di narrazione a volte gioco con un piede che se ne vuole andare, ed è un gioco che funziona. Per i piccoli lettori è buffo pensare a questa parte del corpo con una sua improvvisa identità indipendente, che piglia e parte da sola. Il nostro piedino sta per muovere i primi passi, e lo fa sia in carne ed ossa che con l’immaginazione. Il mondo è tutto da scoprire e da sentire per lui, e i suoi genitori lo mettono nelle condizioni di farlo”.
Piedino sente e conosce le cose attraverso il tatto, il senso maggiormente usato dai bambini molto piccoli. Incontra un sasso, un gatto, un fiore, il mare… perché proprio questi elementi?
Marianna Balducci: “Disegnando i vari “quadri” del viaggio di Piedino ho pensato che, in effetti, era come stilare un piccolo dizionario del mondo, un repertorio di situazioni e immagini da mettere in archivio in vista di future e più avventurose esplorazioni”.
Elisa Mazzoli: “Le sequenze scelte sono legate a situazioni ed elementi archetipici perché a piedino sia permesso di esplorare i vari elementi e i vari luoghi, ma c’è anche un’esigenza redazionale: il libro è scritto in rima, e va da sé… chi dice “ciao” non può non trovarsi di fronte un animale che faccia “miao”.
La fotografia è poco presente nei libri per bambini in Italia, anche se in realtà è un linguaggio di immediata comprensione per il giovanissimo lettore, che al contrario deve fare uno sforzo rilevante per imparare a leggere e decifrare le illustrazioni
Elisa Mazzoli: “Fare un libro fotografico per i piccolissimi è molto rischioso in Italia, ma molto importante: significa pensare alle loro esigenze. Per me non è la prima volta, e sono molto soddisfatta della fiducia che editori e editor hanno dato a me e alle illustratrici di questi progetti. L’idea di abbinare le illustrazioni alle foto è stata di Angela Catrani, che ha avuto l’intuizione di abbinare alle mie parole il segno delicato, intelligente e moderno di Marianna”.
Angela Catrani: “Quando Elisa mi ha mostrato il suo progetto, a me è venuta subito in mente la fotografia. Casualmente, pochi giorni prima Marianna mi aveva mandato il suo portfolio (ci tengo a dire che io leggo TUTTE le email che mi arrivano, archivio tutti i portfolio e ho una memoria pazzesca per cose scritte e stili illustrativi): ho mentalmente fatto due più due e ho lanciato a Elisa questa idea. Con Elisa lavoro da diversi anni, siamo amiche e ci intendiamo bene: lei si fida di me e si è lasciata attraversare da questa idea”.
Come testo, foto e disegni hanno trovato la necessaria armonia?
Marianna Balducci: “La sfida per me era semplificare: come diceva Munari “complicare è semplice”, ma asciugare e non banalizzare è la sfida più stimolante.
Volevo che il segno mantenesse carattere ma non soffocasse un testo così lieve. In più, nei lavori foto-illustrati, anche la foto è un “testo”, un linguaggio che, al pari della narrazione con le parole, possiede una sua grammatica e un suo equilibrio. Così come illustrare una storia non è disegnare accanto al testo, realizzare una foto-illustrazione non è disegnare sopra a una foto ma individuare un esperanto comune che permetta ai due registri di comunicare e faccia venire ai lettori la voglia di guardare le cose reali con occhi nuovi”.
Il viaggio di Piedino, tra realtà e fantasia, si conclude con una rampa di scale. Una prova durissima! E poi con un incontro significativo: un piedone affettuoso che vuole giocare! Un’altra scelta non scontata…
Perché consiglieresti questo libro a genitori ed educatori?
Infine un piccolo retroscena…
Marianna Balducci: “Il piccolo Marco ha resistito a una sessione fotografica di 3-4 ore (ovviamente con una ragionevole pausa) meglio di un modello professionista. Al termine, si è appallottolato sul divano tra due cuscinoni con la grazia di un sultano, per godersi il suo nobile e meritato riposo. Durante la sessione, nessun Piedino ha subito forzature: Marco ha sgambettato, volato, pigiato, grattato, solleticato, indicato, riposato e soprattutto giocato e anche noi un po’ con lui”.
Il viaggio di Piedino farà tappa in libreria tra pochissimi giorni. Non lasciate che sfugga via! Noi gli abbiamo già trovato un posto nello scaffale dei Nati per Leggere.
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