Piccolo viaggio di parole e immagini sulla famiglia che si allarga
di Alessandra Testa
…«Tutto, un sacco di giravolte con tanto amore…»
Si apre così, con la frase più romantica de Un pesciolino nella pancia di David Sire e Magali Le Huche (Edizioni Clichy, 2016), questa selezione di albi illustrati per futuri genitori, fratellini e sorelline impazienti e bambini e bambine in arrivo.
Le parole di Sire – a noi trasposte nella traduzione di Tommaso Gurrieri e trasformate in immagini avvolgenti dall’entusiasta tocco dell’illustratrice parigina Le Huche – sono quelle che descrivono l’euforia con cui tutte le coppie dovrebbero accogliere la notizia dell’arrivo di un bambino nella propria vita.
In Un pescioliono nella pancia l’euforia è dappertutto. La futura mamma dà la buona novella in continuazione, utilizzando la metafora del pesciolino per comunicare con un papà decisamente frastornato, ma assalito da sentimenti tutti positivi: l’incredulità e lo stupore che si tramutano in gioia.
I piccoli ascoltatori, che tendono a immedesimarsi nelle storie lette ad alta voce proprio per loro, si sentiranno immediatamente desiderati, attesi, voluti. E questa reazione la leggerete chiaramente nei loro occhi. Spalancati, curiosi, divertiti. Eh sì, divertiti, perché all’eccitazione seguirà prima il riso – i due protagonisti di questo albo dalle tonalità rosa pelle sono nudi!!! – e poi una valanga di domande.
«Mamma, anche tu?»…
«E papà?»
«E io?»
Tu eri già ovunque, nei nostri pensieri, sembra la risposta non data ma che aleggia nell’aria sopra le pagine di questo libro leggero, divertente e poetico, proprio come lo è il linguaggio dell’autore che nella vita è anche poeta, cantante e musicista.
E poi quella pancia, che «non è ancora un pallone» e che sembra pura fantascienza.
Anche mamma e papà, prima di vederti in faccia, caro bimbo che ascolti, si sono posti un sacco di domande.
«Cosa sarà? Un pesce-gatto? Un pesce-sega? Un pesce-luna? Un pesce-palla?»
Domande strampalate, di adulti che sembrano cretini come si diventa quando si è felici, a cui cercherà di rispondere per sole immagini Crescendo, il silent book che Gallucci ha dato alle stampe nel 2016 e che raccoglie una cinquantina di tavole di Alessandro Sanna. Tavole da assaporare, ascoltando i 18 minuti di musica firmata Paolo Fresu e contenuta nel cd allegato.
Quale potrà essere mai il risultato di un matrimonio artistico di cotanto prestigio?
L’abbraccio fra uno degli illustratori più talentuosi d’Italia e il trombettista jazz nostrano per antonomasia è una vera e propria opera d’arte. Il testo contiene una tavola per ogni settimana di gravidanza proponendo un countdown al contrario, con i numeri che avanzano invece di diminuire.
Le illustrazioni di Sanna sono realizzate con la tecnica dell’acquerello e compongono un evocativo racconto per sole immagini, costruito a partire dalla forma del ventre di una madre.
Non è difficile immaginare le emozioni evocate da questo libro in chi sta aspettando, per la prima volta, un cucciolo di uomo. Perfetto per trascorrere in completo rilassamento le lunghe giornate d’attesa, è un invito a ricongiungersi con la natura.
Ci sono le onde del mare, il volo dei gabbiani, il profumo dell’erba appena tagliata, i raggi del sole e i sogni affidati alla luna. Un compagno di viaggio da conservare, magari nella speranza di una nuova gravidanza, o regalare alle amiche in procinto di vivere la stessa esperienza.
Non è ancora arrivato sulla terra nemmeno il piccolissimo di Uno in più, delicatissimo albo firmato da Olalla Gonzáles e Marc Taeger (Kalandraka, 2017) e azzeccatissimo per far sentir al centro del felice evento anche chi c’è già: il futuro fratello o la futura sorella maggiore.
È proprio dal suo accorgersi dell’addome un po’ abbondante di mamma coniglia che prende avvio questa storia.
«Un giorno il coniglietto osserva bene la sua mamma.
– Mamma, ti vedo più tonda.
Credo che avrai un cucciolo!
– Bè sì, fra poco saremo uno in più»
Inizia allora la folle corsa del coniglietto a dare l’incontenibile annuncio: prima all’amico picchio, poi allo scoiattolo, infine al grande orso.
Fra un incontro e l’altro, coniglietto sogna. Quello che potrà fare quando non sarà più solo: avventure da pirati, discese a perdifiato, pupazzi di neve o semplici salti dalla felicità.
E – giacché di un papà in questo albo non c’è traccia – coniglietto pensa bene di riempire di coccole e tenerezze la sua mamma, che lievita giorno dopo giorno e che darà alla luce il suo piccolo solo «quando – precisa lei stessa – non riuscirò più a vedermi i piedi».
La sorpresa del finale è forse scontata per noi adulti, ma non lo sarà di certo per i nostri lettori in erba che, di fronte alle ultime tavole illustrate, sgraneranno gli occhi e non potranno fare a meno di rallegrarsi.
Con la traduzione di Elena Cannelli, Uno in più è un vero inno alle famiglie numerose. Quelle in cui non ci si annoia mai e dove, sì, gli sforzi saranno pure tanti, ma l’allegria che li accompagna è incommensurabile e contagiosa.
Come tradizione insegna, laddove c’è un nuovo nato, non possono mancare canzoni e filastrocche. A proporci un bel repertorio sono Nicola Cinquetti e Gek Tessaro che con Filastrocche a piedi nudi (Lapis, 2016) provano a guardare il mondo con gli occhi dei bambini. Come se lo vedessero per la prima volta.
«Ieri ho dato la mia mano /all’amico mio africano / e vi dico questa cosa / la sua mano dentro è rosa».
Che Cinquetti insegni si capisce subito. Leggere le sue strofe è come entrare nella testa dei più piccoli. Quando ridono, quando si arrabbiano, quando sperimentano qualcosa per la prima volta. Con solo quattro versi per poesia, il professore-scrittore riassume alla perfezione cosa possa all’improvviso passare loro per la testa; un mix di genialità ed ingenuità condito con un pizzico di sincerità.
Quanto a Gek Tessaro, beh, il suo tratto si riconosce fra mille e della sua semplicità che si fa perfetta scenografia teatrale per cogliere l’animo e l’attenzione dei più piccoli c’è poco altro da dire; basta guardare.
Un albo da leggere e rileggere. Per addormentarsi col sorriso, e far ricongiungere, anche fosse solo per pochi attimi, quel bambino o quella bambina a cui stiamo leggendo con quel bambino o quella bambina che eravamo.
Perché in fondo in fondo non è forse vero che tutti possiamo riconoscerci in sogni del genere? «Io da grande voglio fare/il guardiano dello zoo/gli animali liberare/il leone forse no».
«Io da grande voglio fare/quello che comanda il mare/col binocolo e il fischietto/tatuaggi a tutto petto».
«Io da grande voglio fare/quello che non fa mai niente/trova i soldi in riva al mare/li regala allegramente».
E poi c’è lui, Nino di Isol (Logos edizioni, 2015), che sa già tutto anche se ancora niente ha fatto. Che non è né maschio, né femmina, ma semplicemente Nino.
Dato alla luce quando il figlio di Isol – al secolo Marisol Misenta – aveva poco più di un anno di vita, questo elegante albo illustrato, stampato su una bellissima carta riciclata, è una cronaca, scritta con condizione di causa, per raccontare fase per fase, dalla nascita ai primi passi, come cambia la vita di una famiglia, nonni impazziti compresi, con l’arrivo “dal cielo” di Nino. Un delicato racconto del passaggio dal “prima” al “dopo”.
Il “prima” eccolo qua:
«La casa è tranquilla.
Il quartiere, silenzioso.
Il gatto, addormentato.
La gente, occupata nelle sue faccende.
I giorni si susseguono ordinati:
dopo il martedì, viene il mercoledì…»
Finché, il “dopo” diventa…. ora!
«NINO provoca una curiosa amnesia: tutto a un
tratto è difficile ricordare com’era la vita prima
del suo arrivo. A volte, poi, riaffiorano alla mente
vecchi giochi e canzoni per intrattenerlo.
Potrebbe trattarsi di un altro dei suoi poteri ipnotici.»
Scrittrice e illustratrice, ma anche cantante prima nel gruppo pop Entre Ríos e poi come solista, nel 2013 Isol ha ricevuto l’Astrid Lindgren Memorial Award da parte dello Swedish Arts Council. Dalle Ande agli Appennini, a tradurre l’autrice di Buenos Aires è Valentina Vignoli, la stessa che aveva tradotto, sempre per Logos, Cose che capitano e che si giostra allegramente fra una cacca e una pipì, notti insonni e gioie improvvise.
Nino è un piccolo quasi oggetto non identificato, che si fa maiuetica, ricerca della verità perduta, per chi legge, e che l’autrice dallo stile un po’ fumettistico riassume così:
«Poi, un giorno qualunque, mentre giocano con lui,
gli raccontano una storia o gli fanno delle vocine
graziose, NINO fa una scoperta sorprendente:
quelli che ora sono adulti,
sono stati anche loro dei NINO.»
Chiudiamo questo viaggio nei territori sconfinati della maternità e paternità con uno albo appena approdato in libreria: Chi sarà? di Paola Vitale e Rossana Bossù (Camelozampa, 2018).
Dopo tanti sogni e sorrisi arriva Charles Darwin. Un Darwin nient’affatto spietato, però. La sua teoria dell’evoluzione è qui annunciata con macchie di colore e tanta tanta magia, quasi come se la speranza prendesse il posto della lotta per la sopravvivenza.
Il merito è di Vitale, biologa, e Bossù, artista che per questo editore ha già firmato Quanto è grande un elefante e Come un albero. Insieme e con estrema semplicità, mostrano come ogni essere vivente, anche se è solo un puntino nell’universo, possa contenere in sé l’intera storia della vita sulla terra.
Si parte dal principio. Le domande che si pongono ad alta voce le due autrici sono un affascinante tuffo nel grande mistero dell’esistenza. È un pesce? Un anfibio? Una raganella? O un grosso rospo?, si chiedono. E ancora: se fosse un serpente? Un’anatra? Vola? E, se è un bambino, perché allora ha la coda? Fra una domanda e l’altra, è tutto un susseguirsi di bolle e macchie colorate e piene di acqua, la sostanza che tutto rende possibile.
Dopo la meraviglia, spazio alle schede divulgative.
Darwin alla mano, l’albo ripercorre la teoria dell’evoluzione dimostrando che ogni essere vivente ha un passato, perché è frutto di una trasformazione lentissima che si chiama adattamento e che ha interessato chi c’era prima di lui e che, inevitabilmente, interesserà chi arriverà dopo.
Darwin – ce lo dicono i suoi appunti di studio – aveva preso carta e matita e aveva addirittura provato a disegnare l’albero evolutivo. Albero che il pennello di Bossù, intinto nel colore del mare, trasforma in calamita per gli occhi.
Il bambino seguirà i suoi rami è arriverà alla stessa conclusione a cui era giunto nell’Ottocento lo scienziato dalla lunga barba: l’uomo, uno fra gli ultimi vertebrati apparsi sul pianeta, conserva tracce della sua parentela con gli altri animali, che esistevano già prima di lui, a partite di primo essere vivente.
L’immagine più bella è, però, quella che riporta il confronto fra embrioni e ci regala una conclusione che ha il sapore dell’uguaglianza e della solidarietà.
«È come se, prima di nascere, ogni bambino “ricordasse” tutto il percorso
che la vita ha compiuto prima di noi esseri umani.», scrive Vitale.
Lo dice la scienza ed è un messaggio che ancora oggi potrebbe risultare rivoluzionario: esiste un momento in cui gli embrioni di tutti i vertebrati, proprio tutti, si somigliano.
Scriviamolo su un foglietto e infiliamolo in una bottiglia di vetro, ci penserà il mare a portarlo dove serve.
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